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NEWS
 07.01.2009 - MANTOVA TEATRO 2008-2009 - MARTEDì 13 GENNAIO - TEATRO ARISTON, ORE 21
martedì 13 gennaio - teatro ariston, ore 21

teatro stabile di brescia
le belle bandiere
 
HEDDA GABLER
di Henrik Ibsen
 
Regia di Elena Bucci
con la collaborazionedi Marco Sgrosso

Progetto ed elaborazione drammaturgicadi Elena Bucci e Marco Sgrosso

disegno luci Maurizio Viani - costumi Ursula Patzak

con

Elena Bucci, Maurizio Cardillo, Roberto Marinelli, Salvatore Ragusa

Giovanna Randi, Marco Sgrosso, Elisabetta Vergani
 
 

Piero Gobetti descrisse una volta il teatro di Ibsen come "l'itinerario dell'eroe in cerca del suo ambiente". Prima l'eroe ibseniano grida la sua originalità con un tono di voce troppo alto. Poi si fa discreto, scopre il silenzio, e raggiunge nel dramma la sua serenità e il suo equilibrio: "la tragedia non è più l'eccezione ma la vita di tutti i giorni". Allora i drammi della maturità ibseniana, diceva Gobetti, troveranno una "lucidità fantastica, quasi di sonnambulo che può dire parole fatali con indifferente serenità". Bisogna espiare "la retorica, la sopravvalutazione di se stessi". Bisogna che la satira del mondo borghese si raffini e che lo sdegno si faccia sereno. 

Cesare Garboli, Roma 10 aprile 1975
 
 
Il rumore della folla mi spaventa...io non voglio trascinare la mia veste nel fango della vita, ma in abiti di festa aspettare il giorno dell’avvenire.                                   

Henrik Ibsen
 
 

Siamo in un ambiente apparentemente tranquillo, una grande villa allestita secondo i canoni del paradiso borghese: agi, comodità, fiori recisi, il pianoforte, una collezione di pistole, un grande ritratto del padre di Hedda, il generale Gabler.

Anche il paesaggio umano sembra confortante: una coppia appena sposata con un promettente futuro, una zia premurosa, un assiduo amico di famiglia, un uomo di genio che torna alla rispettabilità e al lavoro, dopo una vita dissipata, ispirato dalla dedizione di una donna. Ma nell’arco di tempo di due giorni, separati da una notte inquieta, scopriamo che niente è quello che appare nella fortezza che si fonda sulla solidità dei beni materiali e sull’uso di maschere e convenzioni, confidando che possano proteggere dalla paura, dai sentimenti, dalla noia, dalla morte. I soldi non bastano, l’amore non c’è o viene eluso, si scatenano invidie e rivalità, tornano a bruciare passioni che sembravano domate dalla ragionevolezza e dal buon senso.

Per ben due volte risuona la battuta ‘queste cose non si fanno’: non si dà scandalo, non si dice la verità, non si vive secondo il proprio sentire, non si incrina l’immagine del decoro, non ci si suicida, non si muore.

Lo spazio scenico cerca di fare sua la spietata sincerità del teatro: non c’è nessuno degli oggetti nominati, nessuna villa, nessun salotto. Ci sono otto sedie e, disegnati a terra, forme di quadrati concentrici che diventano labirinti, schemi di gioco, traiettorie per pedine, corridoi spalancati su un esterno che non si ha la forza di affrontare.

In questo olimpo per dèi mortali non si fa che attendere una soddisfazione futura, e nella noia spesso dichiarata che procura questa attesa sotto anestesia e senza gusto, la vitalità si rifugia nel gioco del ‘parlare’, distillato in partite crudeli che misurano il potere di uno sull’altro, secondo un codice raffinato ed ipocrita.

I dialoghi, spesso a due, a volte a tre, quasi includessero a tratti un arbitro mai imparziale, sembrano svolgersi in una casa trasformata in elegante ring.

Questi personaggi, così vicini per immagine e modi alle vecchie fotografie dei nostri album, rivelano nel duello una dimensione che li avvicina per un attimo ai miti delle grandi tragedie o dei racconti popolari, ma si ritraggono poi nel momento dell’azione decisiva che li trasformerebbe, se non in eroi, almeno in protagonisti della loro stessa vita.

Si vorrebbe allora vederli da bambini, per scoprire in quali intrecci del destino si siano persi i loro sogni.

Siamo immersi in una moderna tragedia commedia per non eroi, ma Ibsen, con intelligenza, consapevolezza ed ironia, riesce con grazia a farci sorridere, proprio mentre ci rivela che questa grande villa dove non c’è posto per la vita e non c’è posto per la morte, pur immaginata nel 1890, è ancora la nostra.

Informazioni e Biglietteria:

Spazio Mtt, via San Longino 1 Mantova - tel 0376 363079

Apertura della biglietteria in teatro un'ora prima dello spettacolo

 03.12.2008 - MARIANGELA MELATO AL TEATRO SOCIALE PER MANTOVA TEATRO!!
Giovedì 4 e venerdì 5 dicembre
Teatro Sociale, ore 21.00 - Mantova
 
 
SOLA ME NE VO
 

Con Mariangela Melato

TESTO DI

Vincenzo Cerami, Riccardo Cassini, Mariangela Melato, Giampiero Solari

 
 
REGIA DI
Giampiero Solari
 
MUSICHE DI
Leonardo De Amicis
 
COREOGRAFIE
Luca Tommassini
 

IMPIANTO SCENICO E LUCI

Marcello Jazzetti
 
COSTUMI
Francesca Schiavon
 

E CON MUSICISTA IN SCENA

Davide Pistoni
 
CORPO DI BALLO
Marco Bebbu
Stefano Benedetti
Tony B.
Luca De Nicola

Emanuele Pinna

Paolo Sabatini
 
 
 

Sola me ne vo è lo spettacolo teatrale che propone Mariangela Melato in una veste completamente insolita.

In questo spettacolo la grande attrice italiana si confronta con un genere per lei nuovo, il “One woman Show”, nel quale racconta storie, recita monologhi intensi e brillanti, canta e balla affiancata da ballerini e un musicista. Mariangela Melato ci offre una carrellata di storie inventate e storie vissute, fa considerazioni personali sul modo di vedere la vita, cita testi teatrali di Brecht, Gaber, Shakespeare, Tennesee Williams. Ci racconta della sua Milano degli anni ’60 e dei suoi inizi nel mondo del Teatro. Ci racconta di sé come attrice e come donna che con orgoglio ha fatto della solitudine una scelta di vita ed è così, sola, che si presenta sul palco al suo pubblico.

Sola me ne vo è una parentesi diversa nel percorso teatrale della Melato e al tempo stesso la grande prova di un’attrice, che arrivata al culmine della sua carriera, si rimette in gioco misurandosi con un genere completamente nuovo, elegante ed originale con testi che portano la firma di Vincenzo Cerami, Giampiero Solari, Riccardo Cassini e Mariangela Melato. Le musiche originali e gli arrangiamenti delle canzoni sono del maestro Leonardo De Amicis, le coreografie originali di Luca Tommassini. La regia è affidata a Giampiero Solari. Una squadra che ha già collaborato in diverse occasioni e che non a caso si è riunita intorno a questa grande artista.

 
 
Note di Regia

La realtà della vita è un’avventura della fantasia. Sola me ne vo è un pò una piccola avventura teatrale della vita di Mariangela Melato. E’ una parte della Melato. E’ un’occasione per vederla in scena senza “maschera”, sarebbe meglio dire: con una “maschera” diversa, che le assomiglia.

L’idea e il tema dello spettacolo sono lei, la sua sensibilità, i suoi ricordi, la sua immaginazione, la sua ironia e una grande voglia di giocare con sé stessa. Lo spettacolo diventa un veicolo per raccontare e far conoscere altri aspetti di sé–attrice e di sé-donna nella vita quotidiana, aspetti poco rappresentati da lei finora in teatro, in quel teatro che apparentemente non la racconta in prima persona.

E’ tuttavia chiaro che, anche Sola me ne vo, rappresenta una delle tante facce del gioco della finzione; è solo un teatro con codici diversi, apparentemente più diretti e vicini, in cui il personaggio protagonista è semplicemente Mariangela Melato. Una donna sola per scelta, con il suo modo originale e personale di affrontare il mondo, in questo caso cantandoci e ballandoci sopra, che fa dello spazio teatrale un contenitore dei suoi umori, dei suoi ricordi, delle sue fantasie, “diventando” lì dentro se stessa. Sola, ma allo stesso tempo assieme a tutti noi.

Uno degli obiettivi, infatti, di questa sfida è che alla fine gli spettatori, oltre ad aver visto uno spettacolo e ad essersi divertiti, possano dire di “essere stati dalla Melato”.

 
 
Giampiero Solari
 
 

Informazioni e biglietti:

Spazio Mtt via San Longino, 1

tel. 0376 363079

Biglietteria aperta in teatro un’ora prima dello spettacolo

 21.11.2008 - VENERDì 28 NOVEMBRE - TEATRO SOCIALE, ORE 21 terzo appuntamento con MANTOVA TEATRO 2008-2009!
Venerdì 28 novembre
Teatro Sociale, ore 21

DIE PANNE
ovvero LA NOTTE PIU’ BELLA DELLA MIA VITA

di Friedrich Dürrenmatt  

adattamento di EDOARDO ERBA
 
regia di ARMANDO PUGLIESE
 
scene ANDREA TADDEI
costumi SILVIA POLIDORI
 
con
PIETRO BONTEMPO, BRUNO ARMANDO
e con ROBERTO TESCONI, GIUSEPPE CANTALUPO, LIDIA GIORDANO
 
e con la partecipazione di
LOMBARDO FORNARA
 
 
 
 

Un banale incidente, l’automobile in panne, costringe Alfredo Traps- rappresentante di tessuti- ad una sosta indesiderata. Cercando aiuto trova ospitalità a casa di un vecchio giudice in compagnia di due amici, un pubblico ministero e un avvocato in pensione che gli spiegano, con l’intento di coinvolgerlo, il loro unico passatempo: ricelebrare alcuni importanti processi storici come quello a Socrate, a Gesù e a Federico di Prussia. Tra una bottiglia di vino e l'altra, Traps si ritrova imputato in un vero e proprio processo e, in un'atmosfera sempre più inquietante, il gioco si fa realtà: il protagonista parla, si confessa, la sua vita mediocre sembra acquistare improvvisamente risvolti inaspettati; si scopre che Traps ha effettivamente compiuto un delitto divenendo l’amante della giovane moglie del suo principale che, avvertito anonimamente dell’accaduto dallo stesso Traps, è morto a causa di un infarto. Il delitto di Traps è il frutto di una mente assolutamente innocente e inconsapevole; la sua cattiveria è originaria e, come tale, esente da sensi di colpa a meno che qualcuno non intervenga a fargli notare che ha compiuto un delitto, a fare emergere i ricordi dalla nebbia di un passato neppure così tanto remoto, come hanno fatto i suoi commensali che lo hanno ospitato processandolo, come fanno con tutti gli ospiti che si trovano ad avere. E così raccontando le vicende della propria vita, rivelando il mistero del suo successo economico, Traps si trova di fronte alla prova della sua colpevolezza e si autoinfligge la condanna a morte che gli era stata sanzionata per gioco. Per Dürrenmatt, quindi, siamo tutti colpevoli: il racconto ne è soltanto la dimostrazione attraverso il paradosso.

 

La panne. Una storia ancora possibile (1956) di Friedrich Dürrenmatt è uno dei romanzi brevi più significativi in cui lo scrittore svizzero indaga le passioni e i sentimenti umani .Il testo, riproposto in teatro con la sapiente regia di Armando Pugliese, assume contemporaneamente i toni cangianti del leggero, del comico, dell'angosciante, del tragico e coinvolge lo spettatore nello stesso modo in cui cattura il protagonista. Il tema dominante è il conflitto dell'individuo con un mondo intimo, mostruoso ed ignoto, comune a tutti noi.

Friedrich Dürrenmatt fu scrittore, drammaturgo e pittore. Dopo la Seconda guerra mondiale, ispirato dalla lettura di Lessing, Kafka e Brecht, iniziò a scrivere racconti brevi e pièces teatrali. Le sue prime opere sono ricche di elementi macabri e oscuri, trattano di omicidi, torture e morte. Insieme al connazionale Max Frisch è stato protagonista del rinnovamento del teatro di lingua tedesca, trattando in chiave grottesca i problemi della società contemporanea e smascherando le meschinità nascoste dalla facciata perbenista e borghese della società svizzera.

Informazioni e prevendita:
Spazio Mtt, via San Longino 1 Mantova - tel. 0376 363079 - 800 085992

Biglietteria aperta presso il Teatro Sociale dalle ore 20.00 del giorno di spettacolo

 10.11.2008 - mantova teatro presenta ROMANTIC COMEDY con Marco Columbro e Mariagela D'Abbraccio
MARTEDì 18 NOVEMBRE, ore 21.00
TEATRO SOCIALE
Mantova

Prima show srl e Ars Creazione e Spettacolo presentano

MARCO COLUMBRO e MARIANGELA D'ABBRACCIO in

ROMANTIC COMEDY
di Bernard Slade

con Tatiana Winteler, Federica Restani, Erica Puddu, Francesca Gabbrielli
regia di Alessandro Benvenuti


ALLE ORE 17.30 DI MARTEDì 18 NOVEMBRE CI SARA' UN INCONTRO GRATUITO CON MARCO COLUMBRO E MARIANGELA D'ABBRACCIO PRESSO IL TEATRINO D'ARCO DI MANTOVA

La stagione di prosa invernale di Mantova Teatro 2008-2009 entra nel vivo. Dopo l’apertura ufficiale con lo spettacolo riservato alle scuole, Visioni contemporanee della marionetta, ecco la prima pièce aperta a tutti: l’attesissima Romantic Comedy, in programma martedì 18 novembre alle 21 al Teatro Sociale di Mantova. Con questa commedia brillante, la rassegna organizzata dalla Fondazione “Umberto Artioli” Mantova Capitale Europea dello Spettacolo su incarico del Comune di Mantova, porta a Mantova due grandi del teatro italiano: Marco Columbro e Mariangela D’Abbraccio. Li dirige il maestro della commedia Alessandro Benvenuti. Lo spettacolo è sponsorizzato dalla Fondazione Banca Agricola Mantovana.
Commedia vivace, ironica e brillante come quelle del periodo d’oro di Hollywood, Romantic Comedy mette in scena l’altalenante e divertente rapporto tra Jason, scrittore in crisi creativa, e Phoebe, giovane aspirante scrittrice ricca di talento e spirito. Da quando la giovanissima Phoebe piomba nella vita del “maestro” Jason per imparare da lui l’arte dello scrivere, i due si incontrano, si scontrano, lavorano insieme, fanno amicizia, si amano e litigano in un susseguirsi di risate, di verità e di una punta di amarezza.

Sentimenti molto umani quelli dei protagonisti e, in particolare, dello scrittore interpretato da Columbro. Dall’amicizia-amore che lega i personaggi per anni, all’antipatia che Jason finge di provare per la giovane scrittrice, per mascherare una forte attrazione per lei. E, infine, il contrasto tra il desiderio per la dolce artista e il dovere nei confronti della fredda e pragmatica moglie. 
Ma Romantic Comedy, paradossalmente, non è solo una commedia sentimentale: Slade delinea con finezza e humour sulfureo la vita di chi scrive per mestiere, di chi è sempre in balia del giudizio del pubblico e della critica e ci mostra cosa c’è dietro l’ispirazione creativa degli scrittori. Uno spettacolo sull’amore, sull’amicizia, sulla complessità del rapporto tra uomo e donna in cui tutti possono riconoscersi e, proprio per questo, divertirsi.
Uscito nel 1979 dalla penna di Slade, Romantic Comedy ha alle spalle una storia fortunata, punteggiata dalle partecipazioni di grandi interpreti del teatro e del cinema. A portare al successo la commedia a Broadway, furono Mia Farrow e Anthony Perkins. Giorgio Albertazzi e Ornella Vanoni la interpretarono per la prima volta in Italia nel 1986. Del testo di Bernard Slade esiste anche una versione cinematografica, in cui i protagonisti hanno il volto di Dudley Moore e Mary Steenburgen.  
Dopo un connubio teatrale di successo con Twist (dal 1994 al 1996), Marco Columbro e Mariangela D’Abbraccio si ritrovano per cimentarsi felicemente in questo testo corrosivo e scoppiettante, che farà sorridere ed appassionare gli spettatori.

BIGLIETTI: 15 euro intero platea; 12 euro intero palchi, loggia e loggione; 6 euro ridotto studenti (solo in prevendita). Prevendita senza maggiorazione presso Spazio Mtt (via San Longino 1/b, Mantova, tel. 0376.363079, aperto martedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle 19, giovedì, sabato e nei giorni di spettacolo dalle 11 alle 19.

Biglietteria in teatro aperta un’ora prima dello spettacolo.

INFO: Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo, Largo XXIV Maggio 13 - 46100 Mantova – tel. 0376 221259 fondazione@capitalespettacolo.it

 07.10.2008 - LA SOSTANZA STESSA DELLO SGUARDO - ARTAUD E IL CINEMA
 06.10.2008 - VISIONI CONTEMPORANEE DELLA MARIONETTA apre la stagione mantova teatro 2008-2009
Martedì 7 ottobre 2008
ore 11.00 - Teatro Ariston

Compagnia Teatro di Animazione StultiferaNavis
VISIONI CONTEMPORANEE
DELLA MARIONETTA
regia, scenografia, video Alessandra Amicarelli
drammaturgia Julie Linquette

design marionette Francesca Casolani
luci, audio e tecnica Maria Celeste Taliani
musiche originali Simone Armini

spettacolo gratuito fuori abbonamento
dedicato agli studenti delle scuole

Uno spettacolo-laboratorio che invita a ricercare
attivamente il senso contemporaneo dell’animazione.
Può la marionetta sorprenderci ancora, emozionarci, ingannare i nostri sensi, indurci a viaggiare insieme a lei? Quali visioni evoca? Che cosa dicono i suoi movimenti in relazione al nostro corpo? Come riesce a incarnare le nostre molteplici identità, quando gli archetipi non bastano più a definirci?
Lo spettacolo propone frammenti di risposte possibili. Una marionetta abita lo spazio precario dell’immaginazione, lascia sulla propria strada momenti di storie discontinue, non smette di comporsi e scomporsi in piccole parti di noi stessi. Viaggia libera nelle forme, nella materia, nei suoni, nei colori, nelle ombre e nella luce, intrecciando e rafforzando, in ogni movimento della sua presenza, tutta la diversità e la pertinenza dei linguaggi artistici contemporanei.
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